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Edward Block è un uomo insipido e mediocre che ha fatto della propria
mancanza di qualità uno scudo contro il mondo. Tutto nelle sue giornate è
dettato da un rigore senza scampo: soliti orari, soliti itinerari, solito lavoro
e sempre la stessa birreria. Una vita che scorre grigia e invisibile, tra i tè a
casa della vedova Gray e gli incontri nel pub gestito dall'amico Nick Fox, i cui
racconti intrecciano vite forse soltanto sognate.
Ma d'un tratto la vita del
signor Block viene scossa da una serie di ricorrenti quanto inspiegabili
svenimenti, la cui eziologia i dottori attribuiscono a motivi di natura
psicosomatica. Di ciò sembra anche convinto Ishmael Ziegler, uno psicoterapeuta
sui generis, che cerca di spiegare l'enigma psicologico rappresentato da
Edward Block con cervellotiche quanto surreali teorie.
Ma se è davvero così,
perché d'un tratto – folgorato da una tela bianca – Edward Block comincia a
dipingere, sgrovigliando un inaspettato mondo interiore di uomini-macchina dagli
ingranaggi spezzati, e divenendo in breve, e suo malgrado, un artista di fama
internazionale?
Serenamente smarrito, il tempo frammentato tra continui
svenimenti e vuoti di memoria, il signor Block organizza alla Tate Modern la sua
ultima mostra. Romanzo originale e sorprendente, Il funerale di Edward Block
alterna introspezioni psicologiche e riflessioni sulla funzione dell'arte,
componendo nel suo stile asciutto e illuminante un arazzo esistenziale che ha
per protagonista il mistero della creatività umana. |
Un uomo che, all'invito «si accomodi dove preferisce», va sempre a cercare la
sedia più umile e scomoda. Che non si sbilancia mai, è infastidito da ogni
minimo cambiamento, evita ogni emozione, come sola "passione" gioca a bocce con
degli anziani, è sempre d'accordo qualunque cosa gli venga proposta, fa di tutto
per non essere notato, vive come rinchiuso nel guscio protettivo di abitudini
immodificabili. La sua vita è un film di cui è spettatore piuttosto che
primattore.
Il funerale di Edward Block è il primo romanzo di un giovanissimo
scrittore bergamasco, Zeno Toppan. Una delle cose più notevoli è proprio la
caratterizzazione del protagonista, uomo della rinuncia, dell'anestesia di ogni
istinto vitale, incastrato, per certi tratti, in una anticipata "senilità"
sveviana, la cui filosofia di non vita è fare come la metropolitana: viaggiare
dritto sempre sugli stessi binari perché tutto fili liscio.
Soggetto a inspiegabili svenimenti, che costituiscono la sua unica
specialità, risulta, a ogni visita, sano, affetto, piuttosto, da disturbi
psicosomatici. Edward va da uno psicanalista molto sui generis, che
interpreta i suoi svenimenti come frutto della soppressione della parte più viva
del suo essere, della sua perdita di interessa a quel gioco, quella "caccia al
tesoro" – cioè «l'idea che ci sia un senso, uno scopo» –, che sarebbe, per il
dottore, l'esistenza umana. Ma la creatività è parte imprescindibile
dell'animale-uomo.
L'amica più abituale di Edward è la signora Gray, vedova di un orologiaio e
pittore. Da lei Block sente una frase ricorrente del defunto marito, da cui
resta fortemente suggestionato: «Le persona sono come orologi, devi vederla
fatte a pezzi per capire come funzionano».
Estatico davanti a una tela bianca nello studio del fu pittore, viene colto
dalla "voglia matta e incontrollabile" di dipingere; i suoi soggetti fissi
saranno uomini-macchina con gli ingranaggi fatti a pezzi. Persino quell'opaco
impiegato, sorpreso da vocazione a lui ignota, diventa, malgré soi,
artista di fama internazionale. Un personaggio che poteva iscriversi, da una
parte, nella tradizione degli "inetti" e "senza qualità", dall'altra dei Monsù
Travet fino a Fantozzi, si ritrova catapultato in palazzi signorili «dalle parti
di Chelsea», tra «calici di champagne e tartine al caviale».
«Di fantozziano», chiarisce Toppan, «il mio romanzo ha il tono, il "passo";
però Edward è profondamente diverso dal personaggio di Villaggio. A distinguerli
è la pacata e serena rassegnazione di Block alla sua condizione di "eterno
ultimo", contro la tragica e ironica "ansia di migliorarsi" di Fantozzi. Il
personaggio non è stato ispirato da una tradizione letteraria, quanto piuttosto
da una serie di articoli che avevo letto su alcune riviste on line anni fa:
parlavano della creatività e di quanto fosse impossibile essere individui non
creativi. Da qui, per gioco, ho voluto costruire un personaggio impossibile: un
uomo completamente refrattario alla creatività.»
Viene da chiedersi, allora, che senso abbia la parabola del protagonista.
«Edward non è un personaggio che ha un vero e proprio sviluppo: la sua forza è
la sua capacità monolitica e gravitazionale. Mi piace pensare a lui come al
Bosone di Higgs: una particella sottile che dà colore e sostanza a qualunque
persona incontri. Di fronte alla sua parabola, i personaggi che gli orbitano
attorno riflettono su quella che è la loro capacità "agentiva" all'interno della
propria vita.»
Vincenzo Guercio (L'Eco di Bergamo,
24.07.2018)
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