Massimo Rubulotta
quando aveva quattro anni sognò di passeggiare su
un’enorme batteria rimanendo intrappolato tra i piatti dell’hi-hat. C’era
una luce dorata, una temperatura ideale, e decise di rimanerci per tutta la
vita.
Ha suonato la batteria fino a diciassette anni, per poi passare alle
percussioni, strumenti ai quali si è dedicato fino al 2008, quando degli
sconquassanti movimenti tellurici, causati da sbalzi pressori arteriosi, gli
hanno cambiato il paesaggio muscolare (e un pochino anche quello neurale),
ponendo fine all’era “percussoica”. Da allora suona il didgeridoo, altro
strumento da selvaggi, come dice lui.
Ha inciso due CD di percussioni: Bum ka e Powow, di cui non
ricorda le date di pubblicazione [rispettivamente 1995 e 2002, NdR]. Vanta
numerose e importanti collaborazioni sia a livello discografico che
concertistico, ma non vuole fare nomi perché tende a minimizzare e anche perché
teme che, facendoli, lo arrestino.
Contemporaneamente alle attività musicali si è dedicato alla poesia, pubblicando
per Bonaccorso editore le raccolte No e Visto e considerato [1979
e 2002, NdR].
Anche la poesia costituisce una passione coltivata fin da bambino, con il
vantaggio di non attirare le ire dei vicini, come nel caso delle percussioni.
La pittura costituisce un amore tardivo. Ha cominciato a dipingere (anche se
“dipingere” è una parola grossa, o così lui dice) per sopperire alla scarsa
frequentazione dei tamburi e dei ritmi quando, finita l’era percussoica, non
riusciva più a suonare dalle sei alle otto ore al giorno, come faceva prima.
Sostiene di mettere nei suoi quadri tutto il groove nel quale era immerso
precedentemente – ma è probabile che si tratti di un groove interiore
ancora molto presente in lui – e alterna la sua attività pittorica tra il
virtuale e il dipinto su tela, sempre in modo rigorosamente informale.
La sua prima esperienza come scrittore di prosa ha portato alle stampe
Mai affezionarsi a una
ricetta, romanzo in cui racconta se stesso tra poesie, musica e quadri.
Altro non vuole che venga aggiunto, perché sennò, ha detto, “Vi racconto tutto
il libro!”. |