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Il ciclo dell'Anello del nibelungo (Der Ring des Nibelungen),
composto da Richard Wagner
è un continuum narrativo costituito da quattro drammi musicali: L'oro
del Reno, La valchiria, Siegfried e il Crepuscolo degli dèi.
Costruito secondo una rivoluzionaria idea del teatro, il Ring è
comunemente considerato una delle più compiute e magniloquenti rappresentazioni
dello spirito tedesco, e migliaia di studi critici non sono ancora
riusciti a esaurire le possibili chiavi interpretative di
quest'opera imponente, in cui si realizza la teoria wagneriana del dramma
musicale, inteso come forma d'opera che deve sintetizzare tutti gli aspetti
della rappresentazione drammatica in una profonda unità comprendente l'elemento
testuale, quello musicale e quello scenico.
Ciò che ancora mancava era un'analisi che mettesse in relazione i libretti di
Wagner con le fonti primarie che il musicista consultò per comporre il Ring.
In una ricerca di questo genere, la competenza critico-musicologica deve
necessariamente appoggiarsi a una dettagliata conoscenza dei monumenti letterari
medievali provenienti soprattutto dall'area nordica. Wagner, infatti, non
attinge, se non in misura parziale, ai documenti letterari provenienti dall'area
tedesca, ma rielabora direttamente il materiale mitologico originario quale
viene tramandato nelle fonti scandinave, islandesi e norvegesi.
In questo libro, Francesco Sangriso analizza le trame e gli intrecci del
ciclo del Ring con gli strumenti della mitologia comparata, mettendole
attentamente a confronto con le fonti primarie in lingua norrena. I canti eroici
dell'Edda poetica, il sunto delle vicende nibelungiche presente nella
seconda parte dell'Edda di Snorri, la Völsunga saga e la
sorprendente Þiðreks saga af Bern dal mondo scandinavo, nonché il
Nibelungelied in medio alto tedesco, vengono confrontate sia tra loro sia
con le quattro opere del Ring.
L'operazione mitopoietica eseguita da Wagner rivela una complessa
stratificazione di interpretazioni ideologiche, sociali e filosofiche operate
sulle leggende originali sulla scorta non solo dello spirito romantico tedesco
del tempo, ma anche della concezione del mito che si andava elaborando
nell'Ottocento. Ma ciò che inaspettatamente risulta agli occhi del filologo, è
che Wagner – l'interprete per eccellenza dello spirito e dei valori tedeschi –
era forse molto meno "tedesco" di quanto ci si aspettasse e assai più vicino ai
temi e al sentire scandinavi. |