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Opera che sfugge a qualsiasi tipo di classificazione, la saga del monaco
islandese Oddr Snorrason dedicata a Óláfr Tryggvason, primo vero re cristiano di
Norvegia, si presenta subito come un vero e proprio enigma. Il testo originale,
in latino, non è pervenuto e si hanno soltanto due traduzioni in lingua norrena,
difformi ma con un denominatore comune: il tentativo di accreditare la santità
del sovrano cui spetterebbe il merito di aver introdotto la nuova fede cristiana
in Norvegia e in Islanda.
Accanto all'intento celebrativo e all'ispirazione cristiana, nella saga si
rinvengono, in una convivenza testuale problematica e complessa, importanti
aspetti dell'universo cultuale precristiano, ove l'elemento magico assume un
ruolo determinante, come negli eventi soprannaturali che accompagnano il
sovrano: la nascita di Óláfr è annunciata da una profetessa e da uomini dotati
di facoltà divinatorie, durante cerimoniali del tutto estranei al credo
cristiano, e lo stesso Óláfr, testimone vivente della nuova fede, interrogherà
sul suo destino un uomo della terra dei finni, come tale maestro di magie e
sortilegi. Le spedizioni militari compiute dal giovane Óláfr prima
dell'acquisizione del titolo regale vengono reinterpretate in una serie di
narrazioni in cui convivono le qualità del guerriero e del missionario, un
apparente ossimoro trascendente che fa di Óláfr il primo "vichingo cristiano"
nella storia scandinava.
Problematiche sono anche le narrazioni sul destino del sovrano: dopo la
sparizione durante la battaglia a lui fatale, il suo corpo non venne mai
trovato. Una mistica apoteosi ammantata di mistero, che già si rileva
nell'individuazione esatta del luogo ove il re cristiano sarebbe caduto, vittima
degli alfieri della pagana superstizione: una sorta di "isola non trovata", la
cui localizzazione è incerta e differenti sono le indicazioni offerte dalle
fonti. Così come differenti sono le voci che si rincorrono su un'eventuale
sopravvivenza di Óláfr, che tuttavia si dilegua dal contesto dei fatti storici
per approdare nel territorio evanescente del mito.
La "costruzione" della santità non può così prescindere dalle credenze e
dalle ritualità del culto tradizionale, che sarà violentemente avversato e
combattuto dallo stesso Óláfr. Il procedimento di rielaborazione semantica di
tali aspetti, contenuto nel testo della saga, non ne oblitera completamente il
significato originario e costituisce forse il maggior tratto distintivo di
questa fonte, ove la complessità linguistica diviene la testimonianza più
evidente del profondo travaglio della società nordica di fronte alla nuova fede
cristiana. La Óláfs saga Tryggvasonar del monaco Oddr (e dei suoi
traduttori) è, infatti, un'opera caratterizzata da inestricabili ambiguità
semantiche, da una sintassi bizzarra e non di rado pregevolmente barocca e da un
caleidoscopio lessicale che si muove con moto browniano nel fluido testuale fra
anacronismi cortesi, reminiscenze vichinghe e citazioni bibliche. |