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Quando in uno sperduto villaggio della Finlandia giunge voce che soprusi e
povertà stanno per finire, molti iniziano a sognare a occhi aperti. Si tratta di
umili contadini, calzolai, sarte, povera gente senza istruzione, abituata a
lavorare tanto e a patire ancor di più. Di persone che oltre al giogo dei ricchi
signori subiscono quello della religione, di chi le vorrebbe docili di fronte al
potere degli uomini e a quello di un presunto dio. Eppure la speranza le spinge
a informarsi, talvolta perfino a imparare a leggere, a credere fermamente che il
tracciare la linea rossa per eleggere i socialdemocratici potrà cambiare una
volta per tutte le loro meschine esistenze.
Sul limitare delle desolate foreste del Kainuu, Riikka e Topi Romppanen
conducono un’esistenza irta di difficoltà e miseria, con cinque figli piccoli da
sfamare, e la loro vita quotidiana è intrisa di tristezza e rancori. Come molti
compaesani, anche loro si recano con fiducia alle elezioni del 1907 – le prime in
assoluto in Europa in cui anche le donne hanno potuto votare –, ma l’autore ha
già disseminato di sassolini questo suo disincantato romanzo: neppure la
bandiera socialdemocratica ha davvero a cuore il bene della povera gente, che
nuovamente sarà destinata a subire oppressioni e ancor più amare disillusioni.
Da questo fortunato libro (1909) di Ilmari Kianto, l’omonimo film del 1959
diretto da Matti Kassila. |