Milan Nápravník
(1931-2017), studiò drammaturgia all'Accademia cinematografica
FAMU di Praga. Artista a tutto tondo (poeta,
prosatore, saggista, fotografo, scultore e pittore), negli anni Cinquanta aderì
al gruppo dei Surrealisti cecoslovacchi. Emigrato dopo l'invasione russa del
1968, da allora visse tra Praga e Colonia. Fin dall'inizio, la sua poesia
risente fortemente dell'influenza surrealista, come è possibile scorgere in
Básně, návěstí a pohyby ("Poesie, avvisi e movenze", 1966) una raccolta di
scritti dal 1958 al 1967, e in Na břehu ("A riva", 1992), che raccoglie
quelli che l'autore definisce "protocolli surrealisti", una riflessione sulla
situazione ciclica, aleatoria e processuale del mondo. Toni più esistenzialisti
iniziano ad emergere nei suoi scritti di fine anni Novanta, come in Vůle k
noci ("Volontà di latenza", 1997) e Inverzáž ("Inversaggio", 1995),
una raccolta di "poesie fotografiche", dove l'autore mostra, ancora una volta,
tutto il suo poliedrico talento. Inversaggio è l'originale metodo fotografico da
lui scoperto nel 1977, «l'unione inversa di parti bilateralmente simmetriche» di
una struttura naturale (cortecce, pietre, ecc.).
Del 2001 è Příznaky pouště (Deserte
visioni), dove si alternano passaggi lirico-epici a quelli di carattere
quasi saggistico, nel suo stile caratteristico di narrazione involontaria. Nel
2009, è uscita in Italia una raccolta di poesie di Milan Nápravník, intitolata
Il nido del buio. L'autore è anche presente nell'antologia di poesia ceca
contemporanea Sembra che qui la chiamassero neve (2005). È autore di
numerosi studi etnografici, di storia della religione, poesia e del rapporto tra
emozione e realtà. Sempre per i tipi Mimesis, è uscita una sua raccolta di
saggi, intitolata La magia del Surrealismo (2018).
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