Paolo Emilio Pavolini
(Livorno, 1864 – Quattordio, 1942)
Filologo e glottologo, Paolo Emilio Pavolini apprese il russo e il polacco
presso l'Accademia di storia e letteratura polacca e slava di Bologna; quindi,
grazie a una borsa di studio, si avviò agli studi di pāli e pracrito a Berlino,
e di sanscrito a Londra. Nel 1892, assunse l'incarico di insegnante di sanscrito
a Firenze, cattedra che mantenne fino al 1935.
Corposo il repertorio di epica indiana che Pavolini rese disponibile in
traduzione: una Crestomazia del Rāmāyaṇa
di Valmiki (1895), una traduzione antologica del Mahābhārata
(1902), le Mille sentenze indiane (1927), più vari saggi relativi al
buddhismo e al jainismo. Ma nel corso della sua carriera, Pavolini si occupò
anche di altre lingue.Tradusse dal greco i Canti popolari in dialetto cretese
(1897) e curò un'edizione riveduta e ampliata dei Canti popolari greci di
Niccolò Tommaseo (1905); dall'ungherese il dramma Giovanni il discepolo
(1912) di Erdős Renée, dall'inglese i canti ossianici di James Macpherson (Poemi
scelti e altre leggende celtiche, 1924), dal norvegese Gli spettri
(1925) di Henrik Ibsen.
Pavolini aveva intrapreso lo studio del finlandese intorno al 1900, sulla scia
di Domenico Comparetti. L'opera più rappresentativa di questa fase dei suoi
studi è la sua monumentale traduzione in ottonari del Kalevala (1910).
Tra il 1935-1936, ormai ritiratosi dall'ateneo di Firenze, Pavolini fu invitato
presso l'Università di Helsinki, dove tenne un corso di grammatica sanscrita e
un seminario su Dante, dal quale trasse il volume Dante e la Finlandia
(1938). L'ultima sua pubblicazione fu la traduzione dal finlandese dei Sette
fratelli (1941) di Aleksis Kivi.
Pavolini fu tra i primi intellettuali italiani a iscriversi al Partito
nazionale fascista dal 1921 e fu membro di diverse organizzazioni fasciste.
Accademico dei Lincei dal 1926, passò, dal 1930, ad accademico d'Italia. Dalla
prima moglie, Margherita Cantagalli, aveva avuto tre figli: Lidia (1896-1914),
Corrado (1897-1980), scrittore e sceneggiatore, e Alessandro (1903-1945),
ministro della Cultura popolare sotto il regime mussoliniano e segretario del
Partito fascista repubblicano a Salò, in seguito giustiziato dai partigiani.
Nel 1941, dopo la morte di Margherita, Pavolini aveva sposato Paola Faggioli,
sua allieva e collaboratrice, dalla quale aveva già avuto una bambina, chiamata
Aina, versione italianizzata del nome dell'eroina del Kalevala.
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