I
nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre decisioni e azioni devono essere
rivolti a non estinguerci, ma a rimanere nei secoli popolo compatto con la
propria lingua non storpiata, con i propri costumi e una cultura non distorta,
con la propria terra integra, non devastata. Juozas Urbšys
Con
gli amici lituani è già tutto sistemato.
Vjačeslav Molotov a Stalin, 1939 |
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Ottenuta l'indipendenza dopo il crollo dell'Impero russo, la piccola Lituania
aveva dovuto imparare a destreggiarsi tra le potenze confinanti, il
Reich tedesco e l'Urss,
l'uno deciso ad annettere tutti i territori abitati da tedeschi, l'altro a riprendere
il controllo delle province dell'ex Impero russo.
Testimone dei due anni che segnarono il tramonto della Lituania come Stato
sovrano (1939-1940), è Juozas Urbšys, ultimo ministro degli Affari esteri della
Repubblica indipendente. Costretto a firmare con la Germania e con l'Urss
patti sempre più simili a ultimatum, Urbšys usa tutti gli strumenti
consentiti alla diplomazia per ribadire la dignità della Lituania come Stato
sovrano, ma non può immaginare che, dietro le quinte della storia, il destino
del suo Paese è già stato deciso a tavolino. Hitler e Stalin hanno tracciato
su una carta geografica i confini delle rispettive sfere di interesse e, mentre
ancora gli ambasciatori firmano accordi e si scattano fotografie, la Lituania è
stata già spartita, venduta e occupata secondo i termini dei protocolli segreti
del Patto "Molotov-Ribbentrop”.
Il 15 giugno 1940 – data scolpita a fuoco nel cuore di tutti i lituani – la
Lituania finirà per esistere come nazione indipendente per essere inglobata nel
moloch sovietico e scomparire per mezzo secolo dalla memoria collettiva.
Sostituiti i governi legittimi da sovet popolari, tutti gli oppositori al
regime, reali o potenziali, vengono travolti dalle purghe staliniane. Deportato
egli stesso in Unione Sovietica, Urbšys dovrà iniziare una lunga odissea di
detenzioni, trasferimenti, isolamento carcerario, destinata a durare sedici
anni. Ma senza mai perdere la speranza della libertà. Per sé e per la propria
terra.
Uscito in Lituania nel 1988, questo libro di memorie, diretto e sincero, ebbe
un ruolo fondamentale nel ricordare che l'annessione sovietica della Lituania
era stata compiuta in spregio a ogni diritto internazionale e al principio dei
autodeterminazione dei popoli, e – con le sue 90.000 copie vendute – ebbe un
ruolo decisivo nelle richieste di autonomia destinate a culminare, l'11 marzo
1990, nell'Atto di restaurazione dell'indipendenza.
In appendice, la documentazione relativa al Patto di non aggressione "Molotov-Ribbentrop”
e un nomenclatore dei personaggi storici citati. |