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Mirdja è una ragazza senza radici che, negli ambienti studenteschi e bohémiens
della Finlandia borghese di inizio Novecento, è venerata come una musa e
disprezzata da chi diffida della sua natura capricciosa, minaccia all'ordine
sociale e alla morale. Le sue amicizie sono embrioni indefiniti di una
misteriosa creatura amorosa, la chimera del mito decadente; i suoi uomini appaiono e svaniscono come fantasmi
partoriti dalla sua fantasia.
Spietata demiurga, Mirdja crea e distrugge i sistemi solari delle sue
emozioni, apparentemente senza rimanerne scalfita. Donna sottomessa, letale
sirena, sfinge, ogni volta Mirdja interpreta un ruolo diverso, ma il
palcoscenico con le sue luci si rivela una gabbia, il peso di un'identità
frammentata diventa insopportabile e non le resta che la fuga all'isola di
Lumiluoto dove vive lo zio eremita che l'ha cresciuta, serbandola dal mondo. Ma
la scoperta del mistero sulle sue origini e la presa di coscienza di un senso
umano prima sconosciuto la spingono contro il muro del destino: Mirdja deve
abbandonare il sogno, il monologo della sua coscienza per trovare ciò che è più
grande di sé e tornare in patria, sotto il vessillo della realtà. Tra le luci
della ribalta appare Runar, l'imperscrutabile metà mancante, ma quando,
offuscato dall'ambivalenza, l'orizzonte della sua integrità acquista
progressivamente i tratti del sacro, la ricomposizione si trasforma nel
sacrificio dell'io sull'altare dei sentimenti: dovrà recitare a sé stessa la sua
ultima tragedia.
Romanzo d'esordio dell'autrice, Mirdja è un viaggio fantastico nella psiche e
nelle contraddizioni della pulsione, una mistica struggente e dettagliata della
femminilità, una partitura che, sulle note della sensibilità esistenziale di
inizio Novecento, si è fatta spirito ed eredità intellettuale del mondo.
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